ARRIVANO GLI OCCHIALI DEL FUTURO. Qualche giorno fa la notizia é arrivata anche in televisione; l'arrivo di questi strumenti "bionici" è previsto entro qualche anno al massimo. Si tratta di un paio di occhiali high-tech capaci di amplificare la realtà: rivelano, per esempio, se lungo il percorso da seguire sono in atto dei lavori, se la metro è chiusa, é dotato inoltre di un meteo, una fotocamera, un microfono e delle cuffie integrate. Per attivarlo basta solo strizzare un occhio, mentre per disattivarlo bisogna alzare la testa. Su twitter e sui diversi social network si scatenano bufere d'opinioni: c'è chi sostiene che siano una scoperta sensazionale che migliorerà la vita a molti, e altri, invece, sostengono il contrario pensando (giustamente) di essere SEMPRE TENUTI SOTT'OCCHIO! Una cosa è certa: la vita di molti cambierà.. Ma in positivo o in negativo?
mercoledì 29 maggio 2013
venerdì 24 maggio 2013
Crisi e non lavoro: l’invenzione del Job Sharing
Crisi e non lavoro: l’invenzione del Job Sharing a cura di Di Giovanni Lucia e Natale Capodiferro
A fronte dei 2,5 milioni di giovani, soprattutto, e “anziani”(strano questo termine, a volte ha
valore positivo, vedi capitolo pensioni perché possono ancora lavorare, a volte negativo perché “tolgono” il diritto
al lavoro dei giovani stessi), la disoccupazione avanza imperterrita
sguisciando negli strati della società, con questa crisi, come i serpenti
nell’erba, senza far rumore e senza far danno alcuno. Anzi traendone da
ciò, benefici e utili, le
finanziarie e le banche, inanzitutto, pescando nel sottobosco stesso
della disoccupazione e dell’emarginazione e del degrado-distacco sociale promuovono
derivati, mutui, fidi e finanziamenti da strozzini. Come potrebbe allora con
questa situazione prodursi lavoro senza un costo eccessivo! E non parleremo del
costo del lavoro e delle problematiche già descritte nell’articolo pubblicato
il 22 maggio mas di quello che alcuni paesi considerano positivamente alternativa.
Il nucleo familiare oggi è costretto
a “pensare” come alimentare le proprie sostanze economiche. O come rimediare alla
disoccupazione di uno dei familiari, coniuge o figlio/a. Negli Usa sin dagli
anni ’60 si è sviluppata un nuovo tipo di prestazione: lo Job Sharing .
I nostri genitori potrebbero avere la possibilità di organizzarsi il lavoro,
così scarso da trovarsi in giro, seguendo l’esempio degli USA, per cui i cittadini,
invece che arrendersi, lo hanno reinventato
da quel poco che riusciva ad emergere attraverso lo Job Sharing. Cos’è lo Job
Sharing?
L’Utilità di questo tipo di “prestazione” è importante per impiegare
personale, ma non solo, oggi in parte disoccupato. Ma non solo, potrebbe essere un’ottima idea per omogeneizzare il
tempo-lavoro-famiglia per chi ha un solo lavoro. E soprattutto per le donne.
In cosa consiste: lo J.S. è un
tipo di “contratto di lavoro atipico” a tempo indeterminato o a termine, più
noto come “lavoro ripartito” e prevede che la prestazione lavorativa possa essere svolta suddividendola fra “due
soggetti” ( o più?). Se in una famiglia un coniuge o un figlio sono in
situazione di disoccupazione, possono “sostituire” l’”altro” che è impiegato
quando quest’ultimo sia impossibilitato a svolgere il proprio lavoro, compito o
funzione, per una causa qualsiasi, anche rimanere a casa per accudire a
figli di piccola età. Avverrebbe così uno “scambio” tra persone,
magari della stessa famiglia.
Negli USA, oggi, si possono rintracciare due tipi di J.S.: uno
verticale(settimane/mesi) oppure orizzontale(parti di orario di una giornata
lavorativa/metà giornata). In definitiva si è cercato e si cerca di utilizzarlo
quando le condizioni socio-economiche non lo consentono, organizzando meglio con ergonomicità e sinergia una serie di situazioni
logistiche, proprie di una famiglia.
E siccome la disoccupazione è arrivata a colpire un ragazzo su
tre(1/3) e mancano anche gli strumenti di mobilità e CIG e le risorse statali
in Italia stanno scarseggiando sempre più, così come le famiglie col potere di
acquisto ridotto quasi allo zero, prendere in considerazione il Job Sharing
sarebbe un utile strumento e un’opportunità, così come stanno divenendo realtà
il Co-Housing e il Carpooling. Quest’ultime si iniziano a praticare con una
certa insistenza anche nel nostro paese e alcuni comuni le stanno caldeggiando vivamente,
come proposte, ai cittadini, anche a favore di un minore consumo di energia e conseguente
minore dispersione di Co2 nell’atmosfera.
Vogliamo ricordare che quando non c’è lavoro e le tasse aumentano in
modo sproporzionato, mettendo in seria difficoltà il “bilancio” della famiglia,
ci si assoggetta ad uno stato di privazione e dipendenza che oltre ad aumentare la differenza tra gli
strati sociali più deboli(ma non solo quelli-, anche il ceto medio si è
trasformato oramai in una classe “menoabbiente”) non si determina crescita
culturale.
Si badi bene, lungi da noi ritenere che il J.S. risolva il problema
del lavoro in Italia perché sarebbe un mero eufemismo e non modifica reddito né
potere di acquisto, tale tipo di “prestazione” potrebbe soddisfare, almeno nelle
intenzioni e al momento quella richiesta di “operare”, “fare”, “agire” e crearsi
delle opportunità di lavoro per noi ragazzi.
mercoledì 22 maggio 2013
Se il Lavoro c'è, è Lavoro Nero!
Se il Lavoro c'è, è Lavoro Nero a cura di Lorena Tomao, Ilaria Colangelo e Capodiferro Natale
Se si coltiva l'aspetto meramente culturale del lavoro che manca e si "intellettualizza" il concetto simbolico del 1^ Maggio, viene a presentarsi la solita e nota domanda-qui in Italia soprattutto, che è possibile rintracciare in quasi tutti i media: il lavoro non c'è, quando manca o le persone sono in situazione precaria o di disoccupazione forzata o con CIG, irrimediabilmente si ricorre al "nero". Si diventa come nel "far west" mitici fuorilegge che evadendo sopravvivono(ai danni degli altri diremmo noi). Eppure questi cittadini sfruttati e dimenticati, dal welfare e dal mercato reale, si fanno riferire prevalentemente agli italiani di cittadinanza, di tutte le età ormai. Stanchi di andare a elemosinare un lavoro che non c'è, arrivare, all'orario di chiusura dei mercati, per rintracciare tra i rifiuti soprattutto verdure e frutta, quelli ancora mangiabili, vivere nelle case-macchine sostenuti dagli abitanti dei quartieri, suicidarsi ed uccidere tutta la famiglia, esodati senza misure protettive, ormai la ricerca è tutta rivolta a chi ti da il lavoro senza nessuna protezione e al più basso prezzo. Quello stesso che viene elemosinato agli immigrati.
Dunque, sarcasticamente, potremmo dire che la crisi ha avvicinato ragazzi, giovani, anziani e vecchi, abbattendo i muri/barriere tra queste generazioni ed anche tra italiani e immigrati. Ma il risultato evidente è nei numeri: 1 milione di licenziati nel 2012. Questi numeri determinano incertezza sociale-culturale e il provvido prosperare del lavoro nero, che sembra ormai una via senza uscite e obbligata per tantissimi di cittadinanza e non. Altro dato incontrovertibile è l'aumento(non regolare) del doppio lavoro anche da parte di chi il lavoro c'è l'ha, incalzato senza sosta dai, pressochè, quotidiani aumenti di tutti i prodotti e generi alimentari, determinati, a loro volta, dalla pesante tassazione diretta(irpef, Irap soprattutto, etc..) ed indiretta(Ici, Tarsu o Tares tra un pò, Accise, etc..). Che dal 2009 ci incalza con le scadenze da rispettare con l'Europa per il rispetto del patto del 3%, per la riduzione del debito sovrano(più di 2000 M di Euro), per gli aiuti europei ad altre nazioni, per lo spread che aumenta o diminuisce, a seconda del suo andamento.
Secondo alcune stime, tra cui quella dell'Istat, sono circa 3 milioni i lavoratori che operano in nero senza uno straccio di contratto.
Che dire allora dei giovani che non riescono a trovare neanche quello?
Far quadrare i conti risulta sempre più difficile anche per un governo, come quello attuale, che pensa che gli anaziani debbano lasciare il lavoro ai giovani o ridistribuirlo equamente! Ma con quale vantaggio? Se non quello di distribuire sempre la stessa "ricchezza" e non di aumentarla. Come si legge sui giornali, qualcosa di buono potrebbe esserci: i giovani, una certa parte, potrebbe cominciare a liberarsi della famiglia e farsene una propria con una propria identità. Ma lo sviluppo e la crescita sono nell'aumento, non nell'eguagliamento del valore del denaro(che sarebbe sempre lo stesso), il quale nel sociale procurerebbe effetti disastrosi sia dal punto di vista della crescita culturale, che diventerebbe meramente aliena da raggiungere senza possibilità economiche, sia della redistribuzione del reddito che persistendo sulla stessa somma vedrebbe ridursi le ore e lo stipendio dell'uno a favore dell'altro.Alla ricerca di un lavoro allora. Si, MA QUALE!
martedì 21 maggio 2013
E' d'obbligo far la spesa con la "lista"
E' d'obbligo far la spesa con la "lista" a cura di Saraniero Beatrice
Se dico “lista della spesa” cosa
viene subito in mente? Certamente ci figuriamo delle donne degli anni '60- '70
con la fatidica lista che si recano nel proprio negozio di fiducia per compiere
gli acquisti giornalieri all'insegna del risparmio. Ebbene la famosa lista,
tanto inutile e ormai out, sta tornando invece di moda come utile ed efficace
mezzo con cui far quadrare il bilancio familiare. Si, perché grazie alla lista,
che deve essere preparata in non meno di 10 minuti, si risparmia denaro e non
si cede alla tentazione di comprare più del necessario, spendendo così
(prezioso) denaro in modo superfluo. Bisogna anche programmare ogni pasto, ogni
spuntino e merenda, andando così al supermercato con le idee chiare. Attenzione
però: sono concessi massimo 5 acquisti extra non previsti dalla lista. In
questo modo, calibrando gli acquisti e limitando le spese superflue, non solo
risparmieremo denaro ma impareremo anche ad essere un po' più previdenti e a
pensare con più attenzione al nostro futuro.
mercoledì 15 maggio 2013
Confusione e Contraddizione, oggi
Confusione e contraddizione, oggi a cura di Di Giovanni Lucia
Oggi
viviamo in un mondo sempre più confuso e pieno di contraddizioni. Se confrontiamo la nostra vita con quella dei nostri nonni ci
rendiamo conto che nel giro di pochi decenni le cose sono cambiate
profondamente, sia nel bene che nel male. Nel dopoguerra c’era sicuramente meno
benessere, il tasso di analfabetismo era molto elevato, c’era un intero paese
da ricostruire.
Ad
un primo confronto questo di oggi sembrerebbe un mondo decisamente migliore,
con molta più tecnologia e conoscenze e, di conseguenza, di opportunità. Questo
in parte è vero: oggi grazie ad internet e ai mass-media possiamo avere
informazioni in tempo reale su tutto ciò che ci circonda. La cultura viaggia e si diffonde in tutto il mondo allo
stesso tempo: possiamo, grazie ai social network e ad altre infinite
applicazioni, dialogare con persone di qualsiasi provenienza, scaricare filmati,
musica ecc. Anche la conoscenza scientifica è migliorata, grazie agli scambi
che favoriscono la sperimentazione e la ricerca scientifica.
Eppure
spesso abbiamo ancora la sensazione che molte cose non sono così chiare e
“positive” come si cerca di farle
apparire. Infatti, in questo che sembrerebbe una situazione di sviluppo
ottimale, siamo continuamente tormentati da mille contraddizioni. Oggi c’è
moltissima incertezza riguardo al futuro, per i giovani. Non è solo la crisi
economica che noi ragazzi facciamo fatica a comprendere (e forse spesso anche
gli adulti). Non ci sono più punti di riferimento. I nostri nonni vivevano
spesso in condizioni difficili, avevano meno mezzi ma le idee più chiare su
quello che bisognava fare per risollevarsi dopo la guerra. Le famiglie erano
unite e non disgregate come oggi. C’era la possibilità di lavorare con più
prospettive ed entusiasmo. C’era soprattutto più solidarietà tra le persone,
mentre oggi sembra di essere in una giungla dove solo il più forte sopravvive.
Ma
la cosa che più si avverte è che con tutti i mezzi a disposizione in realtà
siamo diventati tutti più soli. Con facebook possiamo parlare con tutti, ma
spesso questo ci porta ad escluderci anziché stare con gli altri.
Lo
vediamo bene nella politica: ci lamentiamo tutti della corruzione della classe
dirigente, ma ci dimentichiamo di dire che la colpa è anche nostra che abbiamo
dimenticato che solo con la partecipazione alla vita sociale possiamo
migliorare le cose.La politica (dal greco polis, città) è, infatti, quello che
i cittadini riescono a fare tutti insieme, se riescono a confrontarsi ed
impegnarsi.
martedì 14 maggio 2013
Una meta interessante per una domenica insieme
Ninfa, uno spettacolo della natura non molto distante da noi di grande suggestione, con l'affollarsi di immagini del passato, dai Frangipane a Papa Alessandro III, qui consacrato nel 1159, al distruttore Barbarossa. E' caratterizzata da un paesaggio particolarmente affascinante; vi un castello che si specchia nel lago e cascate d'edera sui muri.
Questo luogo prese vita e si spense più volte fino a quando, verso la fine del XVIII secolo la malaria scacciò via gli ultimi abitanti.
Ora è un fondo di forma quadrata di 1800 ettari d' armonia, visitabile da aprile ad ottobre. All'interno è possibile ammirare il crescente interesse che noi italiani abbiamo scoperto di avere per la natura in quanto vi è una " nutrita " componente florofaunistica e nel contempo, avanzando nel recinto è possibile contemplare i ricordi della cittadina medioevale, come la chiesina romanica su tre navate, resti di abitazioni, un campanile e affreschi appena leggibili.
Ma è il Castello Caetani che più crea interesse, con le sue torri, il mastio e le bifore gotiche.
Gregorovius dopo aver raggiunto Ninfa a cavallo da Segni, la definì << La Pompei del Medio Evo >> ed anche noi possiamo vederla con i suoi occhi , selvatico sviluppo di ruderi e vegetazione nella solitudine della campagna ai limiti delle Paludi Pontine. Un affresco di rara bellezza.
giovedì 9 maggio 2013
La violenza sulle donne
La violenza sulle donne a cura di Di Giovanni Lucia
Oltre a questo però c’è da dire che anche le donne fanno, per così dire, la loro parte. In ogni donna ad un certo punto si scatena un sentimento talmente forte, talmente ‘personale’ che ancora non viene compreso da tutti, che viene chiamato semplicemente “istinto materno”, senza sapere quali sentimenti si celano dietro queste due parole. Spesso le donne sono consapevoli di ciò che le sta per succedere, consapevoli dell’uomo che hanno accanto, però nascondono le loro consapevolezze dietro un muro di silenzi, non per paura, neanche per amore, ma per una sorta di orgoglio, per quest’emozione che hanno dentro e che porta a proteggere l’uomo che hanno accanto, con la pretesa di cambiarlo, in un certo senso di educarlo proprio come si fa con un bambino, senza capire che tuo figlio, che dipende totalmente da te, puoi educarlo come meglio sai, ma che un uomo già cresciuto ed educato da un’altra donna proprio non puoi ‘cambiarlo’, col rischio che questo sentimento, questa voglia di proteggere la vita altrui può portare a far perdere la propria vita. Bisognerebbe cominciare a far capire questo da quando si è piccoli, proprio come si fa con la matematica e con l’italiano. Educando gli uomini al rispetto per il ruolo che le donne hanno nella società. E alle donne di evitare di vivere quell’amore in modo “malato” (che di solito spinge a provare attrazione per i soggetti più fragili). Perché altrimenti, poi, non si potrebbe pretendere che una donna, che tutti i giorni è costretta a subire violenze di ogni tipo, vada a denunciare l’uomo che inconsciamente ritiene come un figlio.
C’è bisogno perciò di una nuova consapevolezza, da parte di tutti. Cominciamo a tutelare tutte le donne, innanzitutto come madri e poi come vittime, evitando di farle diventare solo un dolce ricordo con grande allerta. Svegliamoci e cominciamo a far muovere qualcosa, perché … se non ora, quando?
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