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giovedì 9 maggio 2013

La violenza sulle donne


La violenza sulle donne a cura di Di Giovanni Lucia 

Negli ultimi tempi un problema che sta riemergendo è quello della violenza sulle donne. I casi sono talmente  frequenti che  si è dovuto ri- coniare il termine per indicare tali massacri: ‘il femminicidio’. Termine, brutale, che ricorda  quasi “un’ammucchiata di donne” senza più una propria identità. È ancor più grave che per il momento si sono preoccupati solo di dare un nome a tutto ciò ma ancora non si è riusciti a capire la causa di questi pesanti, quanto gravi, avvenimenti. In un paese come l’Italia, che si dice un paese civile, in cui da decenni sembrerebbe che i diritti civili siano stati conquistati da tutti, è inammissibile che ci siano ancora casi di violenza ed in particolar modo di violenza sulle donne. Non si capisce da cosa tutto ciò possa scaturire, perché si è ritornati a questo. Siamo in un momento storico molto importante, in cui le donne continuano ad emergere sempre di più, a lottare (ancora con maggior forza di quanto non si sia fatto in passato), spesso riuscendoci meglio, perché adesso siamo tutte un po’ più consapevoli: consapevoli di ciò che siamo, di ciò che vogliamo fare e soprattutto di ciò che possiamo ottenere, cominciando a godere, un po’ alla volta, di tutte quelle piccole cosa di cui siamo state private in passato. Che tutto questo spaventi un po’? Che non sia un po’ la paura ad alimentare queste tragedie, queste violenze che portano alla morte madri, sorelle, figlie?
Oltre a questo però c’è da dire che anche le donne fanno, per così dire, la loro parte. In ogni donna ad un certo punto si scatena un sentimento talmente forte, talmente ‘personale’ che ancora non viene compreso da tutti, che viene chiamato semplicemente “istinto materno”, senza sapere quali sentimenti si celano dietro queste due parole. Spesso le donne sono consapevoli di ciò che le sta per succedere, consapevoli dell’uomo che hanno accanto, però nascondono le loro consapevolezze dietro un muro di silenzi, non per paura, neanche per amore, ma per una sorta di orgoglio, per quest’emozione che hanno dentro e che porta a proteggere l’uomo che hanno accanto, con la pretesa di cambiarlo, in un certo senso di educarlo proprio come si fa con un bambino, senza capire che tuo figlio, che dipende totalmente da te, puoi educarlo come meglio sai, ma che un uomo già cresciuto ed educato da un’altra donna proprio non puoi ‘cambiarlo’, col rischio che questo sentimento, questa voglia di proteggere la vita altrui può portare a far perdere la propria vita. Bisognerebbe cominciare a far capire questo da quando si è piccoli, proprio come si fa con la matematica e con l’italiano. Educando gli uomini al rispetto per il ruolo che le donne hanno nella società. E alle donne di  evitare di vivere quell’amore in modo “malato” (che di solito spinge a provare attrazione per i soggetti più fragili). Perché altrimenti, poi, non si potrebbe pretendere che una donna, che tutti i giorni è costretta a subire violenze di ogni tipo, vada a denunciare l’uomo che inconsciamente ritiene come un figlio.
C’è bisogno perciò di una nuova consapevolezza, da parte di tutti. Cominciamo a tutelare tutte le donne, innanzitutto come madri e poi come vittime, evitando di farle diventare solo un dolce ricordo con  grande allerta. Svegliamoci e cominciamo a far muovere qualcosa, perché … se non ora, quando?